Vivificati dalla promessa
Michele Volpin
5 October , 2025

“Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, secondo la promessa della vita che è in Cristo Gesù, a Timoteo, mio caro figlio, grazia, misericordia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù, nostro Signore.” (2 Timoteo 2:1-2)

La Promessa che non Verrà Mai Meno

Dopo aver studiato la Prima Epistola a Timoteo con il tema “Parteciperai al progetto più grande mai realizzato” (alla quale speriamo abbiate risposto “sì”), passiamo alla Seconda Epistola.

Il suo scopo è approfondire il “sì” dato, concentrandosi sull’aspetto pratico del progetto di Dio: vivere la promessa.

La parola chiave di questa serie di predicazioni è “Promessa”, ed essa non verrà mai meno. Il titolo dell’intera serie è: “La promessa che non verrà mai meno”.

L’obiettivo di questa predicazione di oggi è: “Vivificati dalla Promessa”, focalizzandosi su come questa promessa vivifica la nostra vita.

Oltre ogni immaginazione

Paolo vuole dirci che la promessa si adempie e si realizza oltre ogni nostra immaginazione.

Dal primo verso, capiamo chi scrive: Paolo. Egli si definisce

“Apostolo per volontà di Dio”.2 Timoteo 2.1

Paolo non si presenta come autore per una propria capacità o virtù, ma in base al progetto di Dio.

Questa epistola viene scritta intorno al 68 d.C., un periodo in cui Paolo è imprigionato e in catene a causa della forte persecuzione contro i cristiani, orchestrata dall’imperatore Nerone. Paolo è in carcere perché sta predicando il Vangelo.

Paolo non sta vivendo una situazione semplice. Gode di pochissimi diritti, è in una cella da solo e al freddo. Non ha scritti, non ha vestiti per coprirsi. È incatenato come un criminale e sta vivendo una forte ingiustizia. Soffre la solitudine, la noia, il freddo ed è in attesa di un’udienza finale che decreterà la sua esecuzione.

Come può un uomo in queste condizioni sperare ancora? Forse noi lo definiremmo “un pazzo” o “un fanatico”. Come può non essere abbattuto quando intorno a lui vede che le cose vanno così male? Anche noi, a volte, ci troviamo in situazioni difficili – in famiglia, al lavoro, nelle relazioni – e siamo convinti di vivere una profonda ingiustizia. Ci chiediamo: “Questa promessa che non verrà mai meno, dov’è finita? Io mi aspetto altro da Te, Signore”. L’immaginazione di Paolo, e forse la nostra, subisce un forte scossone.

Paolo si definisce apostolo per volontà di Dio. Se non fosse per la volontà di Dio, che lo ha chiamato a vedere la realtà con gli occhi di Dio, il suo cuore lo avrebbe portato a scoraggiarsi, ad abbattersi e a criticare. Non è nelle risorse di Paolo – nel suo ottimismo o nella sua spavalderia – la capacità di non disperare. L’uomo non può non seguire il proprio cuore corrotto dal peccato.

C’è bisogno di una promessa che vada oltre l’immaginazione di Paolo, oltre ciò che noi immaginiamo. Paolo scrive questa epistola non per disperazione, ma per volontà di Dio. Egli può collocare ciò che gli sta accadendo nel progetto di Dio, per grazia di Dio. Ciò che troveremo in questa lettera non ha a che fare con la tristezza, le lamentele o il vittimismo, ma con gioia, soddisfazione e intraprendenza per il piano di Dio fino alla fine.

Quali sono le nostre immaginazioni, le nostre idee e i nostri sogni che hanno bisogno di essere abbandonate o guarite da questa promessa?

Paolo non scrive per un suo sogno, ma scrive a qualcuno: Timoteo, che egli definisce come

“mio figlio legítimo nella fede” (1 Timoteo 1.2)

Timoteo non era suo figlio biologico, ma era strettamente collegato all’annuncio del Vangelo che Paolo aveva fatto. Paolo lo definisce fedele e fidato nel ministero.

Timoteo è una persona speciale, in quanto Paolo lo invia, per volontà di Dio, come rappresentante nelle chiese, e lo accompagna nelle sue avventure. Per Paolo non c’è nessuno come Timoteo a cui affidare questa grande verità del Vangelo.

Anche Timoteo è chiamato a vivere in un contesto molto difficile, ad Efeso, sperimentando l’oppressione e i falsi insegnamenti. Anche lui ha bisogno di andare oltre ciò che vede e di guardare con la promessa di Dio davanti a sé.

Per una nuova prospettiva

Questa promessa non vuole lavorare solo nella nostra immaginazione, ma vuole lavorare per una nuova prospettiva della nostra vita.

Paolo scrive: 

“secondo la promessa della vita che è in Cristo Gesù”. 2 Timoteo 1.1

Paolo sa che si trova in un momento cruciale, in attesa di un’esecuzione. Chi di noi non direbbe che la prospettiva di fronte a lui è pessima? Se fossimo noi, cosa scriveremmo? La grazia di Dio fa sì che in Paolo non ci sia una prospettiva negativa.

Paolo non è governato da una prospettiva umana, ma è guidato, permeato, incarnato della prospettiva di Dio. Ciò che vede davanti a sé non è la fine della vita. Non traspare mai tristezza o sconforto. Paolo non è incurvato nella propria prospettiva, ma guarda attraverso la prospettiva di Dio. Per questo non pretende che gli altri vengano da lui, ma scrive a Timoteo per la difesa del Vangelo, trasmettendo la cosa più importante per vivere: la promessa della vita.

Paolo scrive: “Secondo la promessa della vita”, non la promessa della morte. Questa è la lente e la chiave di lettura con cui dobbiamo interpretare l’intera epistola.

Paolo ci lascia la promessa della vita. Ma diciamoci la verità: la parola promessa non piace a nessuno di noi, perché viviamo in un contesto dove non vale la pena credere in alcuna promessa (elettorale, economica, matrimoniale). Nessuno di noi ha voglia di parlare di promesse perché sa che c’è un’alta probabilità che non verranno rispettate.

Questa è l’inevitabile direzione del cuore dell’uomo che, senza Dio, cerca in qualche modo di soddisfare una promessa. L’uomo ha bisogno di una prospettiva nuova, di una promessa che verrà realizzata, ma il peccato lo ha spinto a voler soddisfare queste promesse con le proprie forze, fuori o dentro di sé, ma non nel piano di Dio.

Amicizie, soldi, svago, posizione lavorativa: sono tutti tentativi che alla fine non dissetano mai questa sete. Quanti tentativi ha fatto l’uomo nella storia? Ma non è mai riuscito ad arrivare a una conclusione definitiva. L’uomo cerca la spiegazione del creato ma non trova una risposta.

L’uomo ha bisogno di una promessa che non verrà mai meno, ma che non può essere trovata nel nostro cuore o nel contesto. L’uomo ha bisogno di una promessa che è capace di dare una nuova prospettiva su chi siamo noi di fronte a Dio e su chi siamo e che cos’è la realtà intorno a noi. Paolo ha ricevuto questa prospettiva e vuole offrirla anche a noi.

Oggi, guardando intorno a noi con i nostri occhi, vediamo solo un futuro incerto: guerre, mancanza di libertà. Forse ci aspettano persecuzione e disperazione. Ma Paolo ci scrive perché abbiamo bisogno di una nuova prospettiva, di una promessa in cui si può ancora credere, nonostante la dilagante sfiducia. In questa promessa si può sperare fino alla fine della nostra vita.

In gioco c’è una nuova vita, una promessa che non verrà mai meno, anche quando tutto intorno a noi sembra disfarsi. Questa è la promessa che solo Gesù Cristo può offrire.

Che coinvolge l’intera esistenza

Questa promessa non si ferma, ma coinvolge l’intera esistenza, tutta la nostra vita.

Paolo scrive al versetto 2: 

“grazia, misericordia e pace”. 2 Timoteo 2.2

Quale prospettiva deve essere cambiata perché cambi tutta la tua esistenza? Paolo sta parlando di qualcosa che va oltre la tua vita, oltre il tuo immaginario. Parla di qualcosa che è avvenuto ancora prima, della fondazione del mondo.

Grazia – Alla Fondazione del mondo, Dio, Gesù e lo Spirito Santo hanno scelto di creare il mondo per grazia. Grazia è la prima parola che Paolo nomina. La grazia è ciò di cui abbiamo bisogno. Per ricevere questa prospettiva, non c’è niente che tu possa offrire a Dio. Nessuna risorsa nel tuo cuore, nella tua mente o nei tuoi occhi può servirti per raggiungerla. Non ci sono buoni lavori o buone azioni, ma solo la grazia che Dio ha avuto prima della fondazione del mondo.

Misericordia – La grazia è accompagnata dalla misericordia. La misericordia di Dio nei nostri confronti è per la ribellione continua che c’è nel nostro cuore. Questa ribellione non è nata solo con noi, ma, come abbiamo sentito, è nata ancora prima, nel Giardino di Eden, con il rifiuto di Adamo ed Eva che si è susseguito di generazione in generazione fino a noi. Oggi c’è bisogno della misericordia di Dio nella nostra vita. È questa misericordia che permette l’accoglienza del Vangelo e la certezza della salvezza nel momento del giudizio.

Pace – è un’invocazione che Paolo fa spesso nelle sue epistole. È un’invocazione affinché Dio conceda pace in ogni situazione e in tutti gli aspetti della vita. Non dipende dal nostro sforzo o dalle nostre risorse, ma dipende dalla promessa di Dio e dalla pace che Dio vuole darci.

La promessa di cui stiamo parlando inizia prima della Fondazione del mondo. È basata sul progetto che Dio ha avuto e sulla sua giustizia. È una promessa che nasce da Lui, nella grazia, nella misericordia e nella pace.

È una promessa che, se anche l’uomo ha rifiutato e infranto, non viene meno e non verrà meno. Rimane rivolta all’uomo, a tutto il creato e a ogni aspetto dell’esistenza e della tua vita. È una promessa che vuole coinvolgere tutta la nostra vita, i desideri, le aspirazioni per il futuro, la situazione lavorativa.

Se questa promessa viene rifiutata, la tua vita non sarà vivificata, ma sopravvivrà di stenti, di arrancamenti, di tentativi vani di trovare questa promessa. Non la raggiungerai mai e vivrai in attesa della fine, che sarà il giudizio. Questa è la vera prospettiva per chi rifiuta.

Ma Dio non è un Dio che abbandona l’uomo; è un Dio che vuole far conoscere questo in Cristo Gesù. Vuole guarire l’aspettativa, la prospettiva, la speranza, la visione e il sogno che c’è dentro il tuo cuore.

Conclusione

Questa è la promessa per cui vale la pena vivere. Paolo lo dice da subito: questa è la promessa per cui sto vivendo, e questa è la promessa per cui tu devi vivere.

Questa promessa non verrà abbattuta dalla morte, dalla solitudine, dalla disperazione o dalla mancanza di relazioni. Non verrà abbattuta per noi dalla persecuzione, dalle difficoltà, dagli amici che ci abbandonano o dalla mancanza di speranza. Paolo non è guidato da queste cose, ma dalla promessa di Dio, e testimonia una vita trasformata da essa.

La promessa di Dio non verrà meno e raggiungerà il suo obiettivo. Non mancherà di centrare ciò per cui è stata fatta. Paolo è un uomo vivificato da questa promessa. Anche noi oggi possiamo essere vivificati attraverso questo lavoro, nei nostri limiti, nel nostro peccato, nella nostra incapacità e nelle nostre visioni distorte. Questa promessa vuole lavorare profondamente nelle nostre vite per avere delle vite gioiose, stabili e ordinate, secondo la sua promessa.

Che il Signore possa accompagnarci. Grazia, misericordia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù nostro Signore. Amen.