Carissimi, se Dio ci ha tanto amati, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno ha mai visto Dio. Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e il suo amore diventa perfetto in noi. 1 Giovanni 4.7-12
Il verso 11 dice:
Carissimi, se Dio ci ha tanto amati, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. (1 Giovanni 4.11)
Questa è una frase molto importante: è un comandamento. Dobbiamo, non è un sentimento o una circostanza da cogliere o meno. Non è opzionale. Noi rimaniamo su questo tema dell’amore, che nella nostra cultura può sembrare indefinito e spesso frainteso. Per il Signore, però, la vita cristiana non è semplicemente una verità da contemplare, ma una vita che va vissuta. Essere parte del corpo di Cristo, della Chiesa, del popolo di Dio, essere uno in Cristo, è la sua espressione: il vissuto di questa persona è qualcosa che deve essere vissuto personalmente. Il titolo di questa predicazione è Vivere l’Amore di Dio.
È importante che noi, che abbiamo sperimentato l’amore di Dio, lo viviamo. Non è semplicemente qualcosa che comprendiamo e mettiamo da parte, pensando “Dio mi ama”, per poi vivere come ci pare o come dettano le circostanze. Per vivere l’amore di Dio, un primo aspetto che vorrei sottolineare è che dobbiamo manifestare la Parola in cui abbiamo creduto.
L’amore è la cosa più attiva e pratica del mondo; si mostra, si manifesta nell’azione, nel vissuto. Nel versetto 10 si diceva:
In questo si è manifestato l’amore di Dio verso di noi (1 Giovanni 4.10)
(il che si riferisce a quanto Cristo ha fatto, come letto nei versi 9 e 10). Non è stata una semplice affermazione: “Io vi amo”, ma c’è stato un’azione, un fatto. Giovanni, qui, dice:
Carissimi, se Dio ci ha tanto amati, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. (1 Giovanni 4.11)
Capiamo che Dio ama agendo, facendo. Se Lui ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci così: agendo, amandoci gli uni gli altri.
Questa affermazione mostra come il nostro vissuto debba essere caratterizzato da una imitazione di Dio, da un essere come Dio. Il nostro vissuto è caratterizzato dalla santità, perché non si può stare con Dio e non vivere la santificazione, dato che Dio è Santo. Questo vissuto mette in luce la nostra nuova vita in noi, mostra a chi apparteniamo. Se crediamo di avere ricevuto l’amore di Dio, allora dobbiamo agire di conseguenza. Non abbiamo il diritto di assumere altre posizioni o di pensare di aver ricevuto l’amore di Dio e vivere come ci pare.
Giovanni scrive questa Epistola per sollecitare i credenti – ma anche noi – a conquistare il mondo. Che cosa conquista il mondo? L’amore di Dio, e questo si manifesta attraverso coloro che lo hanno ricevuto.
Quando abbiamo a che fare con persone che ci irritano, che ci danno fastidio con il loro comportamento, cosa facciamo? Quando ci sono persone difficili, anche all’interno del popolo di Dio, che hanno un modo di fare che non ci affascina subito o da cui vorremmo mantenere le distanze, Giovanni dice: “Se Dio ci ha tanto amato, anche tu ama gli altri.” Questo significa che, invece di cedere al sentimento istintivo di mantenere una distanza, siamo chiamati ad agire secondo la Parola di Dio. Siamo esortati a fermarci e pensare: se Dio mi ha amato così tanto, come devo fare verso l’altro? Non devo aspettare di “sentirmi” di amare. C’è una chiamata, un comandamento, a non aspettare, ma ad amare. Dobbiamo sforzarci, compiere un piccolo o grande sforzo: dobbiamo amare l’altro.
Se non agiamo in questo modo, falliremo perché rifiuteremo l’amore che Dio ci ha dato. Dio ci ha amato affinché noi potessimo amare. Se noi non abbiamo ricevuto l’amore di Dio, tutto ciò che stiamo dicendo non ha nessun valore, non possiamo amare. C’è l’implicazione di una relazione vera, autentica e personale con Dio.
Se non abbiamo ricevuto l’amore di Dio, nelle nostre relazioni saremo sempre coloro che hanno subito un torto, coloro che hanno ragione mentre gli altri sbagliano; non ci rendiamo conto di chi siamo noi veramente. Il Vangelo ci esorta a riflettere: fermati un attimo, guarda te stesso, ricorda chi tu sei. Se uno non ha ricevuto l’amore di Dio, l’egocentrismo è la normalità.
Noi sappiamo che l’uomo è corrotto e morto nel peccato. Anche quando una persona diventa credente e figlio di Dio, rimane una natura corrotta dal peccato (rigenerata di giorno in giorno, ma pur sempre presente). Se non mettiamo in pratica l’amore di Dio, rimane in noi la prevalenza della vecchia natura, l’egoismo, che causa tutti i problemi: l’amore di sé, la fiducia in sé, l’esaltazione di sé.
Quando leggiamo questo verso e ci chiediamo cosa vuol dire “tanto amati?” vuol dire che davanti a Lui siamo nella polvere, non valiamo niente perché il nostro peccato ci ha buttati in basso. Se abbiamo consapevolezza di chi siamo e di quanto eravamo morti nel peccato, come possiamo pensare che qualcuno ci offenda? Siamo già nella polvere, chi ci può buttare ancora più in basso?
Ricordiamoci di partire da noi stessi prima di cominciare a difenderci davanti all’altra persona. Pensiamo all’amore di Dio per noi, dove Dio ci ha presi. Ogni miglioramento o cambiamento importante nella nostra vita è solo grazie all’amore di Dio. Paolo dice: “Quello che io vorrei fare non lo faccio, ma quello che non voglio, quello faccio… Chi mi libererà da questo corpo di morte?” (Romani 7.19-24). Un uomo che ha dato la sua vita interamente al Signore si guarda davanti all’amore di Dio e dice: “In me, nella mia persona, non abita alcun bene.” La sollecitazione è: rifletti attentamente, perché forse stai dando spazio al tuo egoismo e non all’amore di Dio. Il tuo comportamento manifesta cosa domina nella tua vita.
L’amore di Dio è attivo, porta il cambiamento. Dio non si è limitato a guardarci con amore, ma ha agito. E noi dobbiamo fare lo stesso. Non possiamo dire “lo amo, però non ci parlo, lo evito.” Sono tensioni difficili da mantenere. Vivere l’amore di Dio è manifestare la Parola in cui abbiamo creduto.
Per vivere l’amore di Dio, dobbiamo anche vivere la salvezza che abbiamo ricevuto.
Nel versetto 12, Giovanni dice: “Nessuno ha mai visto Dio.” Perché fa questa affermazione? Qui Giovanni ci introduce in un argomento molto importante, legato all’amore dei fratelli: la certezza della salvezza.
Nessuno ha mai visto Dio. Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e il suo amore diventa perfetto in noi. (1 Giovanni 4.12)
C’è un collegamento con i versetti precedenti:
Chiunque ama è nato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non conosce Dio, perché Dio è amore. (1 Giovanni 4.7-8)
Questa relazione personale è la nuova nascita, la salvezza di cui siamo partecipi. Chiunque ama è nato da Dio. Però nessuno ha visto Dio. Il fatto che noi amiamo è la prova del fatto che siamo nati da Dio. Questa è una testimonianza che siamo nati da Dio, perché ogni persona che è nata da Dio deve amare. È l’unico modo in cui possiamo dimostrare di apprezzare l’amore di Dio.
Tu credi che Dio ti ama? Apprezzi l’amore di Dio per te? Dimostralo amando i tuoi fratelli, amando il tuo prossimo. Questo è impossibile nella nostra natura corrotta, ma nella nuova vita che Dio ci ha dato è possibile, è possibile amare anche i nostri nemici. Questo testimonia della certezza della salvezza.
L’amore dimostra che siamo figli di Dio, perché la nostra comunione e intimità è con il Padre e con il Figlio, il Signore Gesù Cristo. Giovanni dice: “Io vi scrivo affinché entriate in questa comunione, in questa relazione con Dio e col Suo Figlio Gesù Cristo.” E poi dice: “Volete vivere questa comunione? Bene, se lo volete vivere veramente, non c’è niente di più importante dell’amare gli uni gli altri.” Questo è il vivere la comunione con Dio.
Pensiamo all’uso che facciamo delle parole: “Amo Dio, sono in comunione con Dio.” Ma il mio vissuto lo deve manifestare. Altrimenti, ritorniamo all’immagine forte dell’essere dei “sepolcri imbiancati”: belli in apparenza, ma con problemi dentro. Questo è un tema su cui ognuno di noi deve riflettere, perché questa è l’espressione dell’essere figli di Dio, nati da Dio. Dobbiamo riflettere su come stiamo vivendo. Possiamo amare perché Dio ci ha amati, e lo dobbiamo fare. Solo chi è nato da Dio può amare come Dio ha amato.
La salvezza viene vissuta nella concretezza della vita di tutti i giorni.
Infine, per vivere l’amore di Dio dobbiamo gioire nella conoscenza di Dio.
Giovanni mantiene il tema dell’amare legato alla conoscenza di Dio. La tentazione dell’uomo è sempre quella di cercare qualche visione o manifestazione particolare per dire: “Io ho visto Dio.” Ma il versetto 12 dice: “Nessuno ha mai visto Dio.” Dobbiamo lasciarci modellare dalla Scrittura, togliere le nostre aspettative di voler vedere manifestazioni particolari e capire come conoscere Dio.
Nella Scrittura ci sono esempi di persone che hanno cercato di vedere Dio, di conoscerlo in modo letterale, come Mosè nell’Esodo, a cui Dio si mostrò di spalle. Allo stesso modo, Filippo disse a Gesù: “Mostraci il Padre e ci basta.” (Giovanni 14.8) Ma Gesù gli rispose: “Sono stato così a lungo con voi, eppure non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto Me ha visto il Padre.” (Giovanni 14.9) Il fatto di vedere Dio lo possiamo vedere solo nella persona di Gesù Cristo. Gesù Cristo ha manifestato Dio nella Sua persona.
Come possiamo conoscere Dio?
Possiamo conoscere Dio sulla base di ciò che Lui ha compiuto, non sulle teorie, ma su di una vita pratica e concreta. Io posso dire: “Dio ha rinnovato e trasformato il mio cuore, ha cambiato la mia visione della vita.” Lui lo ha fatto mandando il Suo Figlio a morire e a risorgere, ed è venuto ad abitare in noi, cambiando la nostra vita.
Da questo conosciamo che rimaniamo in lui ed egli in noi: dal fatto che ci ha dato del suo Spirito. (1 Giovanni 4.13)
Chi riconosce pubblicamente che Gesù è il Figlio di Dio, Dio rimane in lui ed egli in Dio. (1 Giovanni 4.15)
Queste sono realtà che noi possiamo vivere nel momento in cui crediamo che Gesù Cristo è morto sulla croce al nostro posto: Dio viene ad abitare in noi. Confessare che Gesù è il Figlio di Dio non è una frase buttata lì, ma significa comprendere e accogliere il significato della Sua persona, morte e resurrezione.
L’affermazione è che se ci amiamo gli uni gli altri, Dio dimora in noi. Ecco che allora possiamo gioire. Gioiamo perché Dio è in noi, e non gioiamo seguendo gli interessi e gli ideali della nostra natura corrotta, di un cuore egoista ed egocentrico, ma vivendo questa nuova vita che Dio ci ha dato.
Il fatto di amarci gli uni gli altri è fondamentale. Gioiamo in Dio, perché se mi ritrovo ad amare una persona che non è amabile, a pregare per qualcuno che mi ha perseguitato, ad aiutare qualcuno che ha fatto del suo meglio per farmi del male, allora vuol dire che Dio e il Suo amore sono in me. Lui abita dentro di me, perché se non fosse così io non potrei farlo.
Questa è una testimonianza dell’amore di Dio in te. Gioiamo dell’amore di Dio. Quando il Signore Gesù diceva ai Suoi discepoli:
Amate i vostri nemici; fate del bene a quelli che vi odiano; 28 benedite quelli che vi maledicono, pregate per quelli che vi oltraggiano. (Luca 6.27-28)
non erano parole utopiche, ma Parola di Dio attuabile a motivo della nuova vita che abbiamo ricevuto in Cristo, a motivo dell’amore di Dio che ci ha raggiunto.
Abbiamo capito che senza Dio siamo nella polvere, più in basso non si può andare. È l’amore di Dio che ci ha tirati fuori dalla polvere e ci ha fatto stare in piedi. Allora vivi l’amore di Dio, non rimanere attaccato al tuo modello di egocentrismo. Dio sta creando un popolo simile a Lui, uomini e donne che possono elevarsi a questo livello, che amano come Dio ama.
Sia così per ognuno di noi, che la grazia del Signore ci favorisca.